Olio da cucina dagli insetti
Green economy

Olio da cucina dagli insetti, il progetto BiteBack

Qualche settimana fa abbiamo raccontato lo Startup Bootcamp Foodtech, l’incubatore romano che ha sviluppato e sostenuto dieci startup interamente dedicate al cibo e alle nuove tecnologie. La filosofia alla base di questo progetto è molto semplice: tra qualche anno la popolazione mondiale crescerà così tanto che non saremo in grado di sfamarci. Che fare allora? Chiamati a risolvere questa futura piaga gli startupper hanno dato il loro meglio portando all’attenzione di stampa e opinione pubblica ottimi risultati e brillanti idee. Tra queste una delle più interessanti e curiose si chiama BiteBack Insect Oil, un’azienda indonesiana intenzionata a cambiare le sorti del mondo estraendo olio da cucina dagli insetti. 

Leggi anche: ECO RISTORAZIONE: UNA TAVOLA SOSTENIBILE

Olio da cucina dagli insetti, Biteback e la sovrapproduzione di olio di palma.

L’Indonesia ha il più alto tasso di deforestazione al mondo, secondo Greenpeace. Negli ultimi 25 anni il paese ha perso oltre trenta milioni di ettari di foresta, un’area quasi uguale all’intera superficie della Germania. L’olio di palma sarebbe la causa principale della deforestazione nell’Asia sudorientale. Un’area della foresta pluviale delle dimensioni equivalenti a 300 campi da calcio viene eliminata ogni ora per far posto alla produzione di olio di palma. In queste condizioni nasce il BiteBack Insect Oil.

Olio da cucina dagli insetti

Sostenibilità e ambiente

Biteback ha sviluppato un processo per estrarre dell’olio da cucina dagli insetti commestibili.  Si pensi soltanto che 150 tonnellate di olio di insetti possono essere prodotte in un anno in un ettaro di terra mentre in una stessa area e nello stesso arco di tempo possono essere prodotte appena 4 tonnellate di olio di palma.

Leggi anche: IMBALLAGGI SOSTENIBILI PER ALIMENTI: BEE’S WRAP, LA PELLICOLA IN CERA D’API

L’invasione dell’olio di palma

L’olio di palma viene utilizzato in così tanti prodotti da non renderci conto che è quasi ovunque. È l’olio vegetale più venduto a livello internazionale e può essere trovato nel 50% degli gli articoli in un negozio di alimentari: dalla pizza congelata ai cosmetici. E dal momento che l’Indonesia è il più grande produttore di olio di palma, il paese inizia a soffrirne: nel 2015 ha superato gli Stati Uniti nelle emissioni di gas a causa degli incendi controllati, appiccati per “pulire” la terra e fare spazio alle piantagioni di olio di palma.

Olio da cucina dagli insetti

Un normale olio da cucina

L’olio che Biteback ha creato ha la stessa consistenza dell’olio da cucina tradizionale. I tester hanno dichiarato di non notare alcuna differenza di gusto. Per quanto riguarda l’utilizzo non cambia assolutamente nulla da un punto di vista pratico e anche al tatto e alla visione sembra di avere davanti del normalissimo olio da cucina.
Inoltre, trattandosi di un prodotto che deriva dagli insetti contiene molto ferro e questo, secondariamente, potrebbe risolvere anche altri problemi, legati alla nutrizione della popolazione.

Leggi anche: COTONE E MAIS: LE SCARPE BIODEGRADABILI DI REEBOK

Verso l’entomofagia

L’entomofagia, o il cibarsi di insetti, ha recentemente ricevuto una crescente attenzione da tutto il mondo come un modo promettente per far fronte ad alcune delle prossime sfide alimentari e nutrizionali. Gli insetti commestibili sono altamente nutrienti, contengono gli acidi grassi essenziali, proteine, contenuto minerale e altri elementi biochimici preziosi. Gli insetti richiedono piccole quantità di mangimi, acqua, terra e producono quasi zero gas serra.

Olio da cucina dagli insetti

L’olio del futuro

Il Ceo Mush’ab Nursantio ha dichiarato che il mercato degli insetti commestibili ammonta a 91 miliardi di dollari, quello che sta producendo lui con la sua startup è l’olio del futuro”.
L’azienda sta iniziando a condurre dei progetti pilota con Barilla e Bahlsen. Non resta che pazientare per conoscere i risultati di questi test. Apprezzati i vantaggi ambientali per l’Indonesia e i ritorni in termini di salute rimane da verificare  la variabile “occidentale” ovvero la reale possibilità di introdurre in un’ampia fetta di mercato – senza rilegarla a un ruolo marginale – un olio da cucina derivante dagli insetti. Qualche dubbio resta e la curiosità è ovviamente tanta.