Orto Pizzuto, il progetto sociale per i disabili e le loro famiglie
Innovazione, integrazione e sostenibilità. Sono questi i tre pilastri di Orto Pizzuto, progetto di agricoltura sociale realizzato a Vermicino (Roma) che coinvolge un gruppo di ragazzi disabili e le loro famiglie. L’iniziativa nasce nel maggio 2012 grazie all’idea di Stefano Pirrotta, Felice Bisogni e altri giovani psicologi dell’associazione di promozione sociale GAP, che hanno scelto di rispondere alle richieste di alcune famiglie che non riuscivano a trovare un supporto adeguato nei servizi di assistenza pubblici, in difficoltà nel promuovere l’integrazione sociale e valorizzare le competenze dei ragazzi.
Un maneggio, tre asini, un orto di 500 metri quadri, una serra di 50 e un uliveto composto da oltre 100 piante. Orto pizzuto, che prende il nome dalla località in cui si trova il progetto, è un luogo dove i ragazzi con disabilità possono svolgere, insieme agli assistenti e alle loro famiglie, attività legate al mondo dell’agricoltura e alla terra, dalla coltivazione di ortaggi e piante ornamentali e officinali, alla realizzazione di olio, conserve e marmellate. Prodotti biologici che vengono venduti nei territori laziali e in particolare nel Mercato della Terra di Frascati, realizzato in collaborazione con l’associazione Slow Food.
Nei cinque anni di attività sono stati diversi gli enti pubblici e privati che hanno creduto nel progetto, scegliendo di finanziarlo.
“Dagli investimenti privati iniziali, provenienti direttamente dalla famiglie che ci richiedevano il servizio, siamo riusciti ad ottenere poi anche dei fondi pubblici partecipando ai bandi indetti dalle ASL di Roma 2 e 6, dall’INAIL, dal CESV e dalla Regione Lazio” spiega Felice Bisogni.
L’idea iniziale, come i primi finanziamenti, sono arrivati infatti proprio grazie alla committenza e al suo forte interesse per la realizzazione di Orto Pizzuto.
“Cinque anni fa – continua Bisogni – alcune famiglie con figli non autosufficienti e ormai al di fuori dei circuiti di assistenza scolastici, si sono rivolte alla nostra associazione chiedendoci di creare un progetto produttivo per i ragazzi e mettendoci a disposizione un terreno a Vermicino. Così abbiamo deciso di dare vita a questa realtà, che ci ha permesso di instaurare delle relazioni attente alle necessità di ogni singolo utente”.
GAP non mette al centro solo il soggetto con disabilità, ma tutta la rete di rapporti in cui è inserito. Anche questo aspetto ha permesso a Orto Pizzuto di classificarsi, a dicembre 2016, primo nel concorso Innovation Lab indetto dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, che premia ogni anno metodologie e prassi di successo degli psicologi laziali.
“Lavorando con queste persone, ci siamo resi conto di quanto fosse importante che i famigliari fossero coinvolti direttamente. L’innovazione è nella nuova concezione di assistenza. Si è deciso nel tempo di far partecipare a Orto Pizzuto anche i parenti degli utenti, creando un rapporto diverso da quello a cui erano abituati”.
Da una dinamica di affidamento unilaterale del ragazzo alla struttura, ad un vero e proprio scambio tra famiglie e associazione.
“I genitori che inizialmente ci affidavano il figlio per qualche ora e poi venivano a riprenderlo, quando hanno deciso di partecipare alle attività in prima persona si sono rese conto che questo gli dava la possibiltà di divertirsi e condividere un’esperienza produttiva, nei limiti delle capacità di ognuno”.
“Coltivare in compagnia”, come si legge nello slogan dell’associazione, ha quindi permesso ai ragazzi non solo di poter imparare un mestiere, producendo insieme agli operatori dei prodotti alimentari commerciabili, ma anche di ritrovare dei rapporti con i genitori e con le persone vicine.
“Si viene all’orto anche per incontrarsi, per stare in compagnia senza andare di fretta, per reinventare un modo sostenibile di produrre qualcosa con gli altri che, per dirla le parole di Antonella, ortonauta di Orto Pizzuto, sia affascinante, specifico ed autentico“.
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