picco di richiesta di combustibili fossili
Inquinamento

IEA: picco di richiesta di combustibili fossili entro il 2030

Già nel 2022 l’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, attraverso il terzo e ultimo volume del Rapporto sul clima focalizzato sulla mitigazione degli effetti del riscaldamento globale, aveva sottolineato la necessità di raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro pochi anni, e più nello specifico entro il 2025; da quel momento in poi, le emissioni dovranno calare rapidamente, per arrivare a un -43% entro la fine del decennio. Questo è il percorso “minimo” da seguire nel campo delle emissioni clima alteranti per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica degli 1,5 gradi. Partendo da questo punto di vista, la “buona” notizia resa pubblica nei giorni scorsi dalla International Energy Agency non sembra in realtà particolarmente positiva: la IEA ha infatti dichiarato che la domanda per combustibili fossili raggiungerà il suo apice entro la fine del decennio. Questa stima del picco di richiesta di combustibili fossili entro il 2030 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, infatti, presenta un ritardo di bene 5 anni rispetto alla soglia tracciata dall’IPCC.

Il picco di richiesta di combustibili fossili secondo l’IEA

L’IEA è un’organizzazione intergovernativa dedicata al monitoraggio dei mercati energetici globali, e per questo la sua previsione sulla domanda futura di petrolio, carbone e gas naturale dovrebbe essere sufficientemente affidabile. A commentare per l’Agenzia la stima picco di richiesta di combustibili fossili entro il 2030 è stato il direttore dell’IEA Fatih Birol, per mezzo di un’email inoltrata a NBC News: secondo Birol, il previsto declino dei fossili dopo il 2030 sarà guidato prima di tutto dalla crescita e dallo sviluppo delle tecnologie impiegate nelle energie rinnovabili. Ma avranno un ruolo determinante anche i cambiamenti economici internazionali: si pensi per esempio alle mosse dei Paesi europei per cancellare la dipendenza dal gas russo, o dagli investimenti via via sempre maggiori della Cina nelle rinnovabili.

L’era dei combustibili fossili verso la fine

Va peraltro detto che non si è iniziato ieri a ipotizzare la data del picco di richiesta di combustibili fossili. Anzi, economisti e scienziati si sono posti questa stessa domanda per decenni. Già nel 1956 il geologo americano M. King Hubbart aveva approfondito questo tema, ipotizzando che la produzione di petrolio avrebbe seguito una curva a campana, con un aumento quindi sempre più brusco e rapido, prima di arrivare a un picco e quindi alla riduzione altrettanto veloce. Ecco, ora siamo vicinissimi al picco: stando alle stime della IEA, però, non siamo vicini quanto desiderato dall’IPCC.

Ma i progetti petroliferi si moltiplicano

I limiti da non superare posti dall’IPCC da una parte, le stime della IEA dall’altra: tutto ci si aspetterebbe fuorché nuovi progetti petroliferi. Eppure in campo ce ne sono parecchi. Stando alla non profit Oil Change International, c’è anche la possibilità che il settore petrolifero continui a espandersi ancora per diversi decenni; attualmente, circa un terzo dei progetti globali è portato avanti dagli Stati Uniti, seguiti dal Canada e dalla Russia. Quello che sta accadendo è che le rinnovabili finiscono per essere sommate alle fonti fossili anziché sostituirle.