pinguino imperatore
Animali Cambiamento climatico

Il pinguino imperatore è a rischio estinzione

Il simbolo dell’Antartide, il più conosciuto tra i pinguini: il pinguino imperatore non avrebbe bisogno di presentazioni. Si tratta del più grande tra i pinguini viventi, raggiungendo ben 115 centimetri di altezza. Resistente al freddo come nessun altro, simpatico nella sua buffa camminata, questo stupendo uccello è sempre più vicino al rischio estinzione: a sottolinearlo è stato l‘U.S. Fish and Wildlife Service pochi giorni fa.

Il pinguino imperatore in poche parole

Si è detto che è il più alto tra le 18 specie di pinguini esistenti. Ma ci sono altri dati curiosi circa questo animale. Si pensi che è l’unico uccello antartico che nidifica durante l’inverno, con le coppie che si riproducono all’inizio dell’inverno australe, tra maggio e giugno. Ogni femmina depone un solo uovo, per poi tornare in mare per alimentarsi, mentre la covatura è compito del maschio: per riuscire in questo compito il pinguino imperatore tiene l’uovo sulle zampe, distante dal ghiaccio, per oltre 60 giorni, aspettando pazientemente il ritorno della madre. Tutto questo mentre le temperature artiche scendono fino a -60 gradi, che per via del vento possono portare alla temperatura percepita tra i -80 e i -100 gradi.

La popolazione stimata di pinguino imperatore è compresa tra i 270mila e i 350mila individui, in circa 40 colonie distinte. Di queste, solamente 2 sono sulla terraferma, mentre altre sono distanti dalla costa, su ghiacci fino a 200 chilometri dalla terraferma. Si capisce quindi quanto la riduzione progressiva del ghiaccio dell’Antartide possa risultare pericolosa per questa specie.

L’allarme dell’U.S. Fish and Wildlife Service

Pochi giorni fa il Fish and Wildlife Service degli Stati Uniti l’ha del resto affermato chiaramente: il pinguino imperatore è a rischio estinzione, e per questo merita protezione. I dati che supportano questa dichiarazione sono di diversa natura. Sono stati citati per esempio i dati satellitari relativi a un monitoraggio di 40 anni, i quali sottolineano come l’aumento delle temperature, e il conseguente ridursi del ghiaccio, costituiscono una minaccia gravissima per la specie. Si pensi per esempio alla colonia di The Halley Bay, nel Weddell Sea: si tratta della seconda più grande colonia di pinguini imperatore al mondo, la quale però negli ultimi anni ha conosciuto condizioni estremamente difficili. Proprio lo scioglimento del ghiaccio ha portato all’annegamento di tutti i pulcini nati dal 2016. Il direttore del Center for Biological Diversity, Shaye Wolf, è stato a questo proposito molto chiaro: «l’esistenza dei pinguini dipende dalla decisione del governo di agire o meno immediatamente per tagliare le emissioni di gas serra conseguenti all’uso di combustibili fossili».

Cosa dice il WWF

Da anni ormai il WWF ha inserito il pinguino imperatore nella lista degli animali “quasi minacciati”. L’associazione spiega per esempio che a Pointe Géologie la popolazione è diminuita del 50% negli ultimi 50 anni. A mettere particolarmente a rischio la specie è per l’appunto la veloce riduzione del ghiaccio, che obbliga i pulcini a tuffarsi in mare quando ancora non sono assolutamente pronti a farlo, non avendo né le capacità di resistere in acqua, né quella di sfuggire ai predatori. Va peraltro detto che la stessa crisi climatica ha degli effetti negativi anche sui banchi di krill, piccoli crostacei che costituiscono l’alimento base per tante specie antartiche.