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Inquinamento

Più inquinamento, più errori a scacchi: lo studio

La presenza di inquinamento nell’aria riesce a condizionare la nostra capacità di concentramento e di ragionare al meglio? E se sì, quanto può effettivamente influire la presenza di inquinamento sulle decisioni che prendiamo? Una risposta a tale quesito ci arriva da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Management Science. Il lavoro si è concentrato in questo caso sullo studio del rapporto tra errori durante le partite di scacchi e livello di inquinamento dell’aria, dimostrando che all’incrementare del particolato aumentano come diretta conseguenza sia il numero di errori, sia l’importanza degli errori stessi. Estenendo quindi tale risultato a tutte le situazioni in qui è richiesto un alto livello di concentrazione, effettivamente è possibile dire che con più inquinamento si tendono a prendere decisioni meno adatte.

Lo studio sul rapporto tra inquinamento ed errori a scacchi

Vediamo in che modo è stato condotto lo studio per dimostrare che, con più inquinamento, vengono effettuati nel gioco degli scacchi più errori, e più gravi. Prima di tutto, vediamo i risultati specifici: con un modesto incremento del particolato presente nell’aria il numero di errori aumenta del 2,1%, con la loro entità che invece aumenta di ben il 10,8%.

Per arrivare a questi numeri lo studio ha preso in considerazione le performance di 121 giocatori di scacchi, seguendo le loro partite in 3 tornei tenutisi in Germania in 3 anni differenti, e quindi nel 2017, nel 2018 e nel 2019. Per capire bene lo studio è necessario comprendere almeno un po’ il funzionamento di queste competizioni tedesche. Si tratta di tornei scacchistici che durano in tutto 8 settimane, prolungandosi quindi parecchio del tempo: match dopo match, i giocatori si trovano quindi a giocare in ambienti con differenti condizioni dell’aria. Considerando le partite delle 3 edizioni e dei 121 giocatori, lo studio ha preso in considerazione più di 30 mila mosse. Per capire l’esattezza di queste ultime, e quindi per determinare il numero e l’entità degli errori, ogni mossa è stata comparata con quelle suggerite da Stockfish, un potente motore scacchistico. Parallelamente, negli ambienti in cui si sono tenuti i match sono stati posizionati tre sensori di qualità dell’aria interna, connessi a una rete Wi-Fi per lo scambio di informazioni. É stato così possibile misurare i livelli di anidride carbonica, la temperatura e le concentrazioni di PM2,5 (particolato fine che come è noto è il risultato di tante attività diverse, dall’uso delle automobili alla creazione di energia con centrali di carbone, fino ad arrivare alle stufe a legna e agli incendi boschivi).

Più inquinamento, performance peggiori

Applicando il metodo sopra esposto, si è arrivati ai risultati citati all’inizio. Come ha spiegato uno degli autori del paper, l’economista Juan Palacios del Sustainable Urbanization Lab al Massachusetts Institute of Technology, «quando gli individui sono esposti a più inquinamento, fanno un maggior numero di errori, nonché errori più grandi». Una volta terminata l’analisi delle tre edizioni di tornei di scacchi tra 2017 e 2019, i ricercatori hanno cercato di capire se quanto scoperto potesse trovare risposta anche in altri tornei. Si è quindi andati ad analizzare le informazioni relativa a 20 anni di tornei della prima divisione scacchistica tedesca. E anche dopo questa analisi sul lungo periodo, comparando le mosse giocate con i livelli “storici” di inquinamento dell’aria misurata, si è arrivati alla medesima conclusione. I dati dimostrano che, oltre al rumore, e ai cambiamenti di temperatura, anche l’incremento dell’anidride carbonica e dell’inquinamento dell’aria influenzano concretamente le performance dei giocatori.