La nave da ricerca Astrea
Inquinamento

Plastic Buster: quanta plastica mangia un pesce?

CHE COS’È PLASTIC BUSTER. Quanto è massiccia la dispersione di plastica nel nostro mare, in particolare in zone importanti per l’ecosistema come le riserve naturali? È questa la domanda alla quale stanno cercando di rispondere ricercatori italiani e francesi con il progetto “Plastic Buster”, la cui presentazione si è svolta all’Acquario di Genova tra l’8 e il 18 settembre, a bordo della nave da ricerca Astrea. L’incontro aperto al pubblico ha illustrato quanto la plastica dispersa nel mare possa essere pericolosa per la salute di pesci e mammiferi. In particolar modo l’allarme è scattato per le micro plastiche, quei pezzetti di materiale che misurano da 0,3 a 5mm, che vengono ingeriti in grandi quantità senza che l’animale se ne accorga. Compito dei ricercatori sarà quello di attraversare aree d’importanza naturalistica come il Santuario Pelagos che si estende tra Sardegna, Corsica e arcipelago toscano, all’interno del quale trovano rifugio molti mammiferi marini.

LA PLASTICA NEL MARE: UN PROBLEMA DI TUTTI. Il progetto ha già ottenuto l’adesione di 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali, e ogni gruppo potrà usare gli strumenti a bordo della Astrea per i propri rilevamenti. La volontà degli scienziati però è anche quella di compiere un’efficace campagna di sensibilizzazione, illustrando a un pubblico di non addetti ai lavori cosa mangia una tartaruga o una balena nel Mediterraneo durante la sua vita. Uno studio dell’Università di Siena ha già dimostrato che la plastica ingerita durante la vita di un animale marino è tantissima. Nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati fino a 143 frammenti di plastiche di tutti i tipi. Dei 3 miliardi di rifiuti che invadono il Mediterraneo tra il 70 e l’80% è costituito da plastiche che contaminano la fauna marina e la catena alimentare, fino al pesce che arriva sulle nostre tavole. Un dato allarmante non solo per i cetacei ma anche per l’uomo.