Pop-up Garden Philadelphia
Urbanistica

Pop-up garden in mostra alla Biennale di Venezia

Orti urbani alla Biennale di Venezia

Se c’è una tendenza evidente nella progettazione urbana è quella della rivalutazione degli spazi verdi. Le città del futuro, almeno nell’immaginario collettivo, saranno sempre più green, con soluzioni architettoniche che prevedono l’integrazione di elementi naturali, come giardini pensili, aree verdi fino ai cosiddetti orti urbani.
Una conferma di questo trend in crescita arriva dalla 13edizione della Biennale di Architettura di Venezia, che ha aperto le porte lo scorso 28 maggio e sarà il palcoscenico di molte idee e proposte che vanno nella direzione della sostenibilità ambientale.

I pop-up garden di Philadelphia

Il padiglione più verde sarà probabilmente quello degli Stati Uniti che, sotto il tema “Interventi spontanei: progettare azioni per il bene comune”, propone 124 progetti urbani, fra cui spicca il “PHS Pop-Up Garden” che, sviluppato dalla Pennsylvania Horticultural Society, è attivo dal 2011 nella città di Philadelphia. Non è un semplice orto urbano ma un progetto che potremmo definire ‘sociale’ perché risponde a diverse esigenze: quella di aver riqualificato un terreno abbandonato trasformandolo in un’oasi urbana, di riuscire a produrre frutta e verdura biologica e a km zero destinata sopratutto alla famiglie più bisognose (stimate in un numero superiore a 1000) e di aver dato lavoro a moltissime persone, appartenenti perlopiù a cooperative sociali, che si occupano della coltivazione della terra e della raccolta e consegna dei prodotti.

E non è tutto qui. Il Pop-up garden di Philadelphia è diventato negli anni un punto di riferimento per la città, dove vengono organizzati programmi educativi per bambini, corsi di tai chi e yoga per gli adulti e una serie di eventi culturali.

Una Biennale all’insegna della sostenibilità e della solidarietà

Gli Stati Uniti non saranno ad ogni modo gli unici a parlare di sostenibilità a Venezia. L’edizione di quest’anno, particolarmente attesa perché preannunciata come in controtendenza rispetto alle passate edizioni grazie alla direzione dell’architetto cileno Alejandro Aravena, metterà in mostra la semplicità e concretezza dell’archiettura, che torna al suo significato primordiale, quello di mezzo per dare delle risposte a bisogni abitativi. Tanti i progetti che privilegiano i temi del recupero e del riciclo, del basso impatto ambientale e della solidarietà. Si va dalle abitazioni temporanee nei luoghi di emergenza ai progetti di riqualificazione urbana come quelli, tutti italiani, di conversione della Casa del boss di Casal di Principe in un Museo e il programma di rigenerazione edilizia attraverso opere murali realizzato a Tor Marancia a Roma.