Tecnologie per fermare il cambiamento climatico: quali possono aiutare, quali no
Sul fatto che sia arrivato il momento di muoversi davvero per combattere i cambiamenti climatici non ci dovrebbero essere più dubbi. Pensiamo alle ondate di calore che hanno investito l’Italia e l’Europa nelle settimane scorse, alla lunga siccità dei mesi passati, agli incendi boschivi fuori controllo, agli eventi meteorologici estremi, e così via. Non può quindi stupire per esempio la lettera aperta di 100 scienziati diretta ai media, ovvero l‘appello con cui si invitano i mezzi d’informazione a parlare maggiormente della crisi del clima e delle possibili soluzioni. Ma, per l’appunto, quali sono le effettive soluzioni che possono essere messe in campo? Esistono davvero delle tecnologie per fermare il cambiamento climatico? Vediamo quali sono le soluzioni prioritarie indicate dalla comunità scientifica e dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC).
La priorità numero 1: eliminare i combustibili fossili
Ancor prima di guardare alle tecnologie per fermare il cambiamento climatico, l’impegno deve essere rivolto verso il taglio netto delle emissioni di gas a effetto serra. Nella stessa lettera rivolta alle testate giornalistiche, i 100 scienziati sottolineano infatti che la priorità deve essere «la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili» aggiungendo che «è questa la strategia giusta per fermare l’aumento delle temperature, ed è tecnologicamente ed economicamente attuabile già oggi». Ecco allora che prima di tutto bisogna sostituire le fonti fossili con le fonti rinnovabili. Via i combustibili fossili dal mondo dei trasporti, del riscaldamento e della produzione di energia, per lasciare petrolio, gas e carbone sottoterra. Solo successivamente, o in ogni caso secondariamente, è bene pensare alle eventuali tecnologie per fermare il cambiamento climatico.
Tecnologie per fermare il cambiamento climatico: la cattura dell’anidride carbonica
Dunque, ipotizziamo la messa in pratica un processo concreto e su larga scala di eliminazione dei combustibili fossili, attraverso soluzioni come la mobilità elettrica, il solare fotovoltaico, l’eolico e via dicendo. Parte dell’attenzione a quel punto potrebbe essere spostata verso altre tecnologie per fermare il cambiamento climatico: la principale che viene subito in mente è quella relativa ai sistemi per la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, dai dispositivi DAC (Direct Air Capture) in poi. Ma è sempre da sottolineare che rimuovere la CO2 dall’atmosfera per immagazzinarla nel sottosuolo non è una soluzione bastante: si tratta di una strategia utile per depurare l’anidride carbonica in eccesso in un mondo in cui già di per sé le emissioni devono essere ridotte al minimo. Come ha spiegato sulle pagine del Guardian Greg Mutch della Newcastle University, la CO2 «nell’atmosfera è molto diluita, e servirà tantissima energia per estrarla». Si parla infatti di una concentrazione pari allo 0.04%, che dal punto ingegneristico pone parecchie difficoltà.
La geoingegneria: specchi nello spazio per fermare i raggi solari
Se gli impianti per risucchiare la CO2 dall’atmosfera sono visti dai più come utili strumenti per fare il “passo successivo” alla transizione energetica (a patto di non essere usati come scusa per continuare a inquinare) ci sono altre tecnologie per fermare il cambiamento climatico che sono osteggiate da buona parte della comunità scientifica. Pensiamo per esempio ai progetti di geoingegneria che ipotizzano di piazzare degli aerosol nell’atmosfera per riflettere i raggi solari nello spazio, sapendo che ci sono anche delle ipotesi di posizionare in orbita degli enormi specchi. Ma nel frattempo l’anidride carbonica in eccesso continuerebbe a essere presente nell’atmosfera, l’acidificazione degli oceani continuerebbe, e così via: per questo ci sono studiosi come Joeri Rogelj dell’Imperial College di Londra, che guarda alla geoingegneria «non come a una soluzione, ma come a un cerotto estremamente pericoloso che copre il problema del riscaldamento globale senza curarlo, creando un falso e ingiustificato senso di sicurezza climatica, mentre il nocciolo del problema continua a marcire».
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