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Inquinamento

Vuoi essere davvero un ambientalista? Ecco 7 errori da non fare

I tranelli per l’ambientalista

Di certo non c’è nessuno che nasce con il pallino di distruggere l’ambiente. A priori, insomma, non esistono esseri umani che si prefiggono come obiettivo principale quello di deteriorare inesorabilmente la natura che li circonda. L’inquinamento, la deforestazione, la cementificazione, solo per citare i principali oltraggi al nostro pianeta, sono tutte quante conseguenze di altre attività, degli effetti collaterali, se vogliamo essere buoni. Insomma: nessuno è veramente contro l’ambiente per partito preso. Al contrario, in molti, nel loro piccolo, sono fieramente ambientalisti, ovvero si ripropongono di salvaguardare l’ambiente, il suo equilibrio e la sua conservazione. Ma non basta la semplice volontà: sono infatti moltissime le persone che si professano mentalmente ecologiste, che vantano un’anima green, ma che poi nei fatti conducono uno stile di vita che impatta sull’ambiente né più né meno di quello degli altri. Questo perché essere davvero ecologisti e mantenere dei comportamenti sostenibili, almeno all’inizio, è tutt’altro che semplice: le insidie sono tantissime, come tante sono anche le nostre ingenuità. Scopriamo insieme i 7 errori che commettono anche gli ambientalisti più accaniti, per distrazione o per noncuranza.

Gli errori da evitare

  1. Regalare rose a San Valentino: sbagliato. Come si può immaginare, infatti, le rose a stelo lungo non crescono nei nostri giardini nel freddo febbraio. Vengono invece importate dall’estero, per esempio dal Kenya in aereo, producendo così 350 grammi di anidride carbonica a testa. Peggio ancora le rose importate dall’Olanda: il viaggio è più corto, ma lì vengono coltivate in serra, con tutto l’inquinamento che ne consegue. Per non parlare poi del fatto che durante gli spostamenti le rose vengono tenute in aree refrigerate, con un dispendio enorme di energia elettrica, e che non si vendono mai nude e crude, ma ornate con mille nastrini e incarti di plastica, che finiscono regolarmente nel cassonetto. Per dare una cifra su tutte, basti pensare le rose vendute nel solo giorno di San Valentino negli Usa sono responsabili di 9.000 tonnellate di anidride carbonica.
  2. Fidarsi troppo del riso: non sappiamo bene il perché, ma il riso è spesso visto come un alimento altamente sostenibile. Forse questa credenza è da ricondurre al suo essere leggero e nutriente. Ma non è così: le risaie emettono infatti enormi bolle di metano, e per farle produrre il più possibile vengono nella maggior parte dei casi affogate di fertilizzanti. Di fatto, un chilo di riso inquina più di un litro di gasolio.
  3. Pannolini lavabili: le mamme veramente green si affidano ai pannolini lavabili. Purtroppo sbagliano, anche se in buona fede. Si stima infatti che l’impatto sull’ambiente sia molto simile a quello degli usa e getta, e anzi superiore nel caso in cui per lavarli e disinfettarli si facciano dei cicli di lavaggio a temperature molto alte.
  4. Bollire l’acqua in pentola: per fare il tè, ma anche per portare velocemente a temperatura l’acqua per la pasta, è da preferire il bollitore elettrico. Sembra strano, ma è proprio così: con questi elettrodomestici, infatti, solo il 10% del calore generato viene disperso.
  5. Messaggiare in continuazione: è impalpabile, e quindi non ci si pensa. Eppure mandare messaggi con il cellulare inquina parecchio: è stato calcolato che gli sms mandati ogni anno in tutto il mondo generano complessivamente 32.000 tonnellate di anidride carbonica (ogni sms produce infatti 0.014 di CO2).
  6. Scrivere troppe mail: tra una lettera e un messaggio di posta elettronica, scegliamo sempre la e-mail, che ha mediamente un’impronta di carbonio sessanta volte più piccola di quella di una normale lettera postale. Questo, però, a patto che l’economicità della posta elettronica non ci porti all’esagerazione: mediamente, gli scambi di e-mail di un individuo durante un anno intero consumano quanto 320 chilometri percorsi con un’automobile di cilindrata media.
  7. Scegliere tra lavaggio a mano o in lavastoviglie: dipende. L’Università di Bonn ha dimostrato che per lavare a mano i piatti usati in una cena di 12 persone servono 103 litri di acqua, contro i 15 di un pieno carico in una lavastoviglie di ultima generazione. Questo vantaggio, però, può essere sprecato dall’abitudine di sciacquare a mano piatti e pentole prima di passarli in lavastoviglie: il buon senso, invece, ci suggerisce di passare tutte le stoviglie con una spazzola morbida prima di avviare l’elettrodomestico, così da ottimizzare tutto il processo e risparmiare acqua.