In Sicilia il più grande parco agrivoltaico d'Italia
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In Sicilia il più grande parco agrivoltaico d’Italia

Da una parte, il bisogno non posticipabile di porre fin alla produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo di combustibili fossili, passando una volta per tutte alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Dall’altra, l’esigenza di assicurare una produzione agricola sostenibile e sufficiente per la popolazione – in crescita – in un frangente storico in cui, tra i risultati più pericolosi dei cambiamenti climatici, ci sono siccità sempre più frequenti. Una risposta a entrambe queste necessità può arrivare almeno in parte da un’unica soluzione: l’agrivoltaico. Oggi vedremo di cosa si tratta, descrivendo il più grande parco agrivoltaico italiano, inaugurato pochi giorno fa in Sicilia, e quali sono i vantaggi di questa particolare applicazione del fotovoltaico.

Cos’è l’agrivoltaico

Sappiamo tutti cos’è l’energia fotovoltaica. Non tutti però sappiamo cos’è nel dettaglio un parco agrivoltaico. Ebbene, si può parlare di parco agrivoltaico (oppure di parco agro-fotovoltaico nella forma più estesa) quando la medesima area viene sfruttata sia per la produzione di energia fotovoltaica, sia per la produzione agricola. Insomma, si utilizza un terreno agricolo per produrre energia elettrica a partire dal sole, senza far venir meno l’utilizzo originale, che potrebbe esere per l’appunto agricolo o anche pastorale.

Il parco agri-fotovoltaico di Engie, in Sicilia

Proprio pochi giorni fa, sul finire di maggio, la multinazionale francese dell’energia Engie ha inaugurato il più grande parco agrivoltaico d’Italia, a metà strada tra Mazara del Vallo e Marsala, in Sicilia. Il parco si estende su 115 ettari di suolo, con una capacità installata da 66 Mw. Va peraltro detto che Engie non è l’unico player della partita. Va infatti aggiunto che, dell’energia prodotta, il 20% verrà immessa sulla rete nazionale, mentre l’80% andrà ad alimentare le attività di Amazon Italia. Le stesse due società sono pronte ad aprire un secondo parco agri-fotovoltaico, sempre in Sicilia, ma questa volta a Paternò: dovrebbe entrare in funzione entro la fine dell’anno. Insieme questi due impianti potranno permettere un risparmio di oltre 62.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno.

L’obiettivo dichiarato è quello di produrre energia elettrica mentre, al di sotto e ai lati dei pannelli, cresceranno piante come viti, ulivi e mandorli, ma anche piante aromatiche e officinali, dall’alloro alla lavanda, nonché altre colture ancora, come per esempio gli asparagi. Come spiegato da Engie, l’impianto presenta tecnologie di ultima generazione, quali i pannelli solari bifacciali montati su inseguitori monoassiali, capaci di andare a sfruttare sia la luce solare diretta sia quella riflessa dai terreni cicrostanti. In questo modo è possibile massimizzare la produzione senza aumentare l’ingombro sul terreno agricolo.

I benefici dei moduli fotovoltaico per l’agricoltura

A sottolineare i tanti vantaggi dell’agri-fotovoltaico è uno studio dell’Università di Hohenheim a Stoccarda. Se è ovvio che questi particolari impianti fotovoltaici sono preziosi per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, questo studio fa un passo in più, dimostrando come l’agrivoltaico possa essere prezioso per attenuare gli effetti negativi della siccità in agricoltura. Se infatti l’ombra dei pannelli solari potrebbe insidiare la resa delle colture in condizioni di acqua in abbondanza, al contrario può andare ad aumentarla in condizioni di siccità. E ancora, l’agrivoltaico potrebbe essere un’ottima arma contro la desertificazione. Tutto questo sapendo che ci sono tantissime colture che tollerano diversi livelli di ombreggiatura senza nessuna perdita di resa. A beneficiare molto dell’ombreggiatura sono ortaggi e piante da frutto, nonché le bacche, ma a tollerare bene l’ombra sono anche gli ortaggi da foglia, le radici, i tuberi e molto cereali. L’agrivoltaico, per via dell’ombra generata, sarebbe invece da escludere per colture come soia, mais, fave e lupini: in questi casi l’ombreggiamento, anche minimo, porta a perdite della resa.