cambiamento climatico minaccia il turismo in Italia
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Come il cambiamento climatico minaccia il turismo in Italia

L’Italia è un Paese che vive in buona parte sul turismo: si parla del 5% del PIL, arrivando al 13% tenendo conto del PIL generato in modo indiretto. E ancora, il 6% degli occupati lavora nel settore turistico. Di fatto il Mediterraneo – mettendo quindi insieme anche Spagna, Francia e Grecia – rappresenta la destinazione turistica più popolare al mondo, attirando ogni anno masse enormi di persone. Si pensi ai soli visitatori che si spostano dal Settentrione europeo alle coste mediterranee: le stime sono di circa 120 milioni di persone. Non potrà però essere così ancora a lungo: il cambiamento climatico minaccia il turismo in Italia su più fronti. Si guardi per esempio a quanto riportato nelle ultime settimane dalla stampa estera, riportando le esperienze difficili dei visitatori stranieri: il Times di Londra, commentando le ondate di calore in Italia, ha scritto “Roma la città infernale, mentre Cerbero solleva l’inferno”, mentre Guardian, BBC e CNN hanno sottolineato le temperature da bollino rosso delle principali città d’arte italiane. E non ci è andato leggero nemmeno il ministro della Salute tedesco in visita in Italia, Karl Lauterbach, che ha commentato «se le cose continuano così, queste destinazioni di vacanza non avranno futuro a lungo termine. Il cambiamento climatico sta distruggendo l’Europa meridionale. Un’era volge al termine». Dando il via a delle polemiche, certo, ma dicendo di fatto la verità: vediamo in che modo il cambiamento climatico minaccia il turismo in Italia e più in generale l’Europa mediterranea.

Il cambiamento climatico minaccia il turismo in Italia: le previsioni

Le indagini degli ultimi anni hanno dimostrato in modo chiaro che il Mediterraneo rappresenta uno degli hot spot climatici principali del pianeta, indicando il fatto che i Paesi di quest’area stanno conoscendo un aumento delle temperature particolarmente alto. E in effetti in Italia le temperature medie stanno crescendo ben oltre il ritmo medio mondiale. A partire da questi dati, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha elencato i tanti rischi concreti ai quali vanno incontro i Paesi di quest’area: oltre al costante aumento delle temperature estreme, si parla della riduzione delle precipitazioni e quindi della portata dei fiumi, dell’incremento degli incendi boschivi, della perdita di biodiversità e della siccità. E tutto questo porterà ad ulteriori conseguenze, come alla mancanza di acqua per l’agricoltura e per la produzione di energia, a rischi sanitari, nonché per l’appunto a dei problemi sempre maggiori per il settore del turismo. Proprio l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha effettuato delle previsioni riguardanti le variazioni dei movimenti turistici nei prossimi decenni, guardando sia all’estate che all’inverno, riportando delle nette diminuzioni dei flussi verso il sud Europa.

Non solo estate: il turismo invernale a rischio

Ovviamente in queste settimane ci stiamo concentrando sulle conseguenze delle grandi ondate di calore estive sul turismo italiano. Ma non va dimenticato che i cambiamenti climatici stanno minacciando il turismo anche e forse soprattutto invernale. Sull’arco alpino nevica infatti sempre meno, e la copertura nevosa continua a ridursi. Le stime ci dicono che è sufficiente un grado in più per poter dichiarare chiuse tutte le stazioni sciistiche del Friuli Venezia Giulia, nonché per chiudere definitivamente un terzo di quelle piemontesi, lombarde e trentine: queste verrebbero infatti a trovarsi al di sotto della linea di affidabilità della neve, ovvero ad altitudini troppo basse non solo per l’innevamento naturale, ma anche per quello artificiale. Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, ha spiegato a FQ che «la Linea di affidabilità della neve oggi è tra i 1500 e i 1600 metri, ma entro il 2050 sarà impossibile per impianti sotto i 2000 metri».