Dalla sostenibilità alla rigenerazione: il salto da fare per preservare il nostro futuro
Urbanistica

Dalla sostenibilità alla rigenerazione: il salto da fare per preservare il nostro futuro

Il 20 giugno si è tenuta a Milano, presso l’Assessorato all’Ambiente del Comune, una tavola rotonda organizzata dal Green Building Council Italia (GBC Italia). All’ordine del giorno molti temi connessi allo sviluppo edilizio in aree urbane, con la presenza all’incontro di alcuni assessori comunali provenienti da tutta Italia. Si è parlato, in special modo, di rigenerazione, di come cioè si debba programmare e sostenere tutta una serie di azioni volte a recuperare e riqualificare gli edifici urbani, all’insegna di una riprogettazione basata su criteri sostenibili come l’efficienza energetica e la riduzione dell’impatto ambientale. Ospite di spicco anche il Presidente del World GBC Tai Lee Siang, autore di un prezioso intervento nel quale ha invitato gli amministratori locali a pensare più in grande, non ragionando su un edificio alla volta ma lavorando per rigenerare interi quartieri e distretti urbani. In un’ottica del genere, per preservare l’ambiente occorre fare un salto dalla sostenibilità alla rigenerazione. O meglio, pensare alla seconda con in mente i criteri della prima.

“Sviluppo sostenibile”: nascita del termine e significato originario

Secondo Herbert Girardet, co-fondatore del World Future Council, il significato di “sostenibilità” è stato stiracchiato negli ultimi anni come fosse un elastico per adattarsi ai contesti più vari, assumendo anche accezioni diverse rispetto all’originale. Coniato per la prima volta nel 1992 in occasione del Rio Earth Summit, il termine “sviluppo sostenibile”, nel suo valore primigenio, è la spinta a soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie.

Dalla sostenibilità alla rigenerazione: l’evoluzione dell’impatto ambientale

Si tratta, quindi, di ragionare in un’ottica futura. Ma l’obiezione di Girardet riguarda proprio questo. Quanto in là nel futuro dobbiamo guardare? Quali generazioni beneficeranno dello sviluppo sostenibile? A cosa dobbiamo rivolgere l’attenzione? Alla nostra città, ai singoli stati o all’intero sistema mondiale? Dalla mancata risposta a queste domande nasce, secondo Girardet, la necessità di cambiare approccio se vogliamo preservare davvero il nostro pianeta. Il passaggio dalla sostenibilità alla rigenerazione è, nelle sue parole, imprescindibile: “Abbiamo urgentemente bisogno di adottare misure specifiche per contribuire a rigenerare i terreni, le foreste ed i corsi d’acqua piuttosto che consentire loro di essere sostenuti in condizioni sempre più degradate come abbiamo fatto per molti anni. Abbiamo le conoscenze e le tecnologie per rendere le energie rinnovabili le nostre principali fonti. Inoltre, abbiamo l’urgente bisogno di rigenerare quelle economie del mondo che si sono impoverite mentre la globalizzazione ne rendeva altre ricche e forti”.

Lo sviluppo rigenerativo come sintesi dei 2 pensieri

Fare un salto dalla sostenibilità alla rigenerazione non è per forza necessario. Le 2 parole non hanno significati opposti ma possono fondersi in un unico modus operandi. Secondo Girardet, per ragionare davvero in ottica futura, è fondamentale sviluppare regole precise per stabilire una relazione fra ambiente e uomo, volta a ripristinare o anche solo migliorare gli ecosistemi da cui traiamo risorse per il nostro sostentamento. Gli strumenti tecnologici per farlo ci sono, manca solo la consapevolezza dei rischi che corriamo a non usarli.

Arrivano dalle città i rischi maggiori per l’ambiente

Il lavoro di Girardet si è concentrato in modo particolare sul metabolismo delle città, attraverso l’analisi dei consumi delle risorse urbane e dei modelli di smaltimento dei rifiuti. La conclusione è che i consumi originati dalle città influiscono più di tutto sull’impatto ambientale globale. Tutto ruota attorno alla necessità di energia per alimentare i processi produttivi urbani, fattore che inquina maggiormente se le fonti usate non sono rinnovabili. Non è possibile, quindi, continuare in questa direzione, incuranti di rigenerare gli spazi urbani e curare il verde presente nelle città. Occorre creare un metabolismo urbano circolare con lo scopo di nutrire la natura, immagazzinare il carbonio in terreni e foreste, rilanciare l’agricoltura urbana e alimentare in maniera energeticamente efficiente gli insediamenti umani attraverso fonti rinnovabili.

L’impegno concreto sul territorio nazionale del Green Building Council

Dalla tavola rotonda di cui via abbiamo parlato all’inizio sono emerse interessanti proposte provenienti dai vari assessori presenti. Elemento comune a tutti quanti è la consapevolezza che pubblico e privato lavorino insieme con un intento comune. In tal senso il GBC Italia opera da un lato per sostenere le imprese edili italiane più meritevoli e, dall’altro, per spingere le altre verso comportamenti più consapevoli. Ma non solo, c’è bisogno che anche i cittadini vengano incoraggiati verso questo tipo di atteggiamenti. Oltre al riciclo e al rispetto della natura presente in città, Il GBC lavora per diffondere l’uso di mezzi di trasporto sostenibili come la bici e l’utilizzo del car-sharing come modo per spostarsi limitando l’impatto sull’ambiente. L’impulso dato alla rigenerazione urbana dal GBC Italia sta dando i primi frutti ma il nostro Paese rimane sempre qualche passo indietro rispetto a molti altri. Molto interessante, ad esempio, è il caso dell’Australia di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.