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Energia rinnovabile: volano gli investimenti

I numeri sugli investimenti nel campo dell’energia dicono che qualcosa sta cambiando. Secondo l’International Energy Agency (IEA) una vera e propria rivoluzione energetica sta prendendo piede. I dati indicano gli investimenti in petrolio e gas in calo del 25%, mentre aumentano quelli in energia rinnovabile, con un sonoro +30%.

“Non abbiamo mai assistito a un tale declino di investimenti in petrolio e gas”, ha dichiarato il dottor Faith Birol, direttore dell’IEA, in occasione del lancio del primo report sugli investimenti energetici mondiali. “I nostri risultati portano un importante messaggio alla lotta ai cambiamenti climatici e in merito al progresso degli Accordi di Parigi. Chi non capisce cosa sta succedendo – governi, aziende, mercati – non è nel posto giusto”.

Rimpiazzare i combustibili fossili con fonti di energia rinnovabili è il passaggio cruciale per la lotta contro i danni al clima provocati dai gas serra. Secondo i dati dell’IEA, che si occupa di sicurezza energetica, gli investimenti nel settore a livello globale sono calati dell’8% nel 2015, per un equivalente di 1.800 miliardi di dollari. Lo riporta Climate News Network.

Le ragioni dietro il calo

In parte il declino degli investimenti in petrolio e gas sono dovuti ai bassi costi della materia prima. Bisogna mettere l’accento sul fatto che gli investimenti in fonti rinnovabili sono rimasti più o meno gli stessi negli ultimi quattro anni. Ciò che è cresciuto è l’efficienza nella produzione, che ha portato a un abbassamento dei costi e a un incremento del 33% della produzione nel solo 2015.

I numeri delle rinnovabili 

“I combustibili fossili continuano a dominare il mercato, ma la composizione degli investimenti indica un cambiamento all’interno del sistema”, si legge nel report IEA. Lazlo Varro, esperto in rinnovabili dell’IEA, sostiene che il settore avrà sempre meno bisogno di sostegni del governo a fronte di una continua riduzione dei costi per la produzione di energia rinnovabile. Ad oggi il costo dell’energia solare è calato dell’80%, quello dell’energia eolica di oltre il 30%. Proprio su quest’ultimo tipo di fonte energetica, Varro fa notare che le ragioni del calo del prezzo sono da ricercare nell’aumento delle dimensioni delle turbine e nella maggiore efficienza dei metodi di costruzione delle stesse. Anche i tassi di interesse – più bassi – incoraggiano nuovi investimenti nel settore.

Il punto sull’energia nucleare 

Nella ricerca IEA si menziona anche l’energia nucleare, ritenuta un’importante ingrediente nel piano della lotta ai cambiamenti climatici. Il calo dei prezzi osservati nel campo delle rinnovabili non è stato riscontrato anche in quello nucleare. Inoltre, i timori sulla sicurezza di questa fonte energetica continuano a preoccupare gli esperti.

Usiamo ancora troppo carbone

Tuttavia per chi spera in una nuova alba per il mondo, libero da gas serra e alimentato da energia rinnovabile, è tempo di pazientare ancora. Infatti il report IEA riporta ancora la presenza di investimenti su larga scala in carbone, il più inquinante dei combustibili. Oltre 60 miliardi di dollari sono stati investiti solo nell’ultimo anno in Asia e Australia. Molti degli impianti a carbone sono descritti nel report come molto inquinanti e poco tecnologici. Molto spesso continuare a investire in carbone è un modo per non ammodernare le infrastrutture, che potrebbero predisporre gli impianti all’impiego di energie pulite e rinnovabili. È ciò che succede in Indonesia e India, paese questo che proprio il prossimo 2 ottobre si impegnerà ad aderire agli Accordi di Parigi. Nonostante abbia aderito agli accordi, la Cina resta il più grande produttore e consumatore di carbone, nonostante il report IEA abbia evidenziato che il 60% dell’approvvigionamento energetico della nazione si basi su energie rinnovabili.

Cosa sono gli accordi di Parigi

“Se lo rigetterete i nostri figli in tutto il mondo non ci capiranno né ci perdoneranno”: così si espresse il 12 dicembre 2015 Laurent Fabius, presidente della Cop21, che ha sovrinteso all’Accordo sul Clima di Parigi. L’obiettivo dell’accordo è semplice: contenere l’aumento della temperatura globale del pianeta ben al di sotto dei 2°C, perseguendo idealmente il goal di +1,5°C. Oggi sono 60 i paesi firmatari contro i 55 necessari per raggiungere la meta prefissata. Le nazioni che hanno sottoscritto l’impegno per la lotta contro i cambiamenti climatici sono responsabili del 47.26% delle emissioni di gas serra nel mondo. Per raggiungere la ratifica definitiva dell’accordo è necessario coinvolgere quelle nazioni che possano diminuire di un altro 7,38% le emissioni. L’Unione europea (e l’Italia), con la sua fetta dell’11% di emissioni globali, non è ancora tra i firmatari, ma sia il nostro Paese sia l’Ue si sono formalmente impegnate a ratificare l’accordo entro l’anno. America e Cina, responsabili del 38% delle emissioni globali di gas serra, hanno già ratificato l’Accordo all’inizio di settembre.

Il futuro dell’energia rinnovabile

Secondo la IEA gli investimenti in combustibili fossili continueranno a calare nei prossimi anni, specialmente quelli destinati al petrolio. Ma il settore energetico, soprattutto nel campo trasporti, continuerà ad essere legato al petrolio e al gas. Il mercato del gas liquido naturale continuerà a crescere: nel report si ipotizza che paesi del Medio Oriente e la Russia continueranno a espandere la propria produzione. I giacimenti di petrolio in tutto il mondo sono in declino, nota la IEA, e Birol lancia l’allarme: “Ogni anno perdiamo bacini equivalenti all’Iraq”. Ciò mette in pericolo il fabbisogno energetico del pianeta: è il momento di cambiare modo di produrre energia.