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Inquinamento da piombo: la Peste Nera dimostra che la colpa è solo nostra

Come ricorda il Boccaccio nel Decameron, «a migliaia per giorno infermavano; e non essendo né serviti né atati d’alcuna cosa, quasi senza alcuna redenzione, tutti morivano»: la Peste Nera, tra il 1347 e il 1352, uccise almeno un terzo della popolazione europea, tra i venti e i venticinque milioni di persone. Quella terribile epidemia segnò uno spartiacque cruciale nel Medioevo, e tra le altre cose pose anche un freno significativo all’attività commerciale e lavorativa umana, che di fatto in molte aree arrivò a fermarsi del tutto. Ed è proprio lo stop imposto dalla Peste Nera nel quattordicesimo secolo che oggi dimostra come l’inquinamento da piombo non ha quasi nulla di naturale, e che quindi da secoli l’uomo si è avvelenato con le proprie mani.

L’inquinamento da piombo: un fatto naturale?

Nel mondo scientifico si è sempre pensato che l’inquinamento da piombo fosse causato in buona parte da fenomeni quali le eruzioni vulcaniche, che di volta in volta avrebbero lasciato nell’atmosfera terrestre delle elevate quantità di questa sostanza. Insomma, l’opinione comune era quella secondo la quale l’inquinamento da piombo fosse un fattore in primo luogo naturale, presente ben prima dello sviluppo urbano. Da uno studio portato avanti da un nutrito team di ricercatori internazionali formato tanto da archeologi quanto da scienziati del clima e da storici, è arrivata finalmente la prova che quanto si pensa sull’inquinamento da piombo è in buona parte falso: la percentuale di piombo rilasciata nell’aria da fenomeni puramente naturali è praticamente nulla.

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73 metri di ghiaccio, specchio fedele degli ultimi duemila anni

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista GeoHealt, ed è stato possibile grazie ad una collaborazione tra l’Università di Harvard, l’Università del Maine, l’Università di Heidelberg e l’Università di Nottingham. Ma come si è arrivati a questa conclusione? Ebbene, gli scienziati hanno estratto dai ghiacciai delle Alpi Svizzere una colonna di ghiaccio di 73 metri e l’hanno sottoposta ad un’attenta analisi: ad oggi si è arrivati a estrapolare tutte le informazioni necessarie dai primi 43 metri. Grazie alla spettrometria di massa e a laser ad alta risoluzione, gli scienziati hanno potuto esaminare i livelli di piombo che caratterizzano i diversi strati, così da fare una stima del piombo presente nell’aria anno dopo anno, e persino mese dopo mese, con la conferma della datazione grazie alla prova del carbonio C14.

Stop alle attività umane, stop all’inquinamento da piombo

Il fatto che conferma la tesi del team degli scienziati è quello di aver trovato solamente un calo significativo dei livelli di piombo nella colonna di ghiaccio – e quindi nell’atmosfera terrestre –, negli strati corrispondenti al periodo di tempo intercorso tra il 1349 e il 1353. Unicamente, in quei 4 anni, in tutti i 2000 anni che sono stati esaminati, il livello di inquinamento da piombo è sceso a dei livelli trascurabili. E guarda caso, quei quattro anni sono quelli segnati dalla Peste Nera, la quale decimando la popolazione europea rallentò fino quasi all’immobilità le attività artigianali e produttive. E così, come ha spiegato uno degli autori, l’archeologo dell’Università di Nottingham Chris Loveluck, si ha la conferma del fatto che senza la civiltà umana l’aria terrestre sarebbe praticamente sgombra dal piombo. I più alti livello di inquinamento da piombo corrispondono tra l’altro con l’apertura delle attività minerarie. Questo studio, va sottolineato, è particolarmente significativo, in quanto incentrato su un carotaggio effettuato non nelle aree polari, ma nell’epicentro dell’Europa, e quindi nel cuore di quella civiltà che prima di tutte le altre ha sprigionato le proprie emissioni nocive nell’atmosfera.

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