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Inquinamento

Radiazioni: Samsung e LG gli smartphone meno pericolosi

Non ci sono più dubbi

Ormai non possiamo farne a meno: se lo dimentichiamo a casa, ci sentiamo quasi menomati. Lo smartphone è uno strumento imprescindibile, qualcosa che la società nella maggior parte dei casi dà per scontato. Per lavorare, per comunicare, per tenersi aggiornati, per divertirsi, per essere sempre connessi: un device estremamente utile, in molti casi necessario, che però crea una vera e propria dipendenza. Ma non solo: certamente tutti sappiamo che le radiazioni di un cellulare possono causare danni anche molto gravi alla nostra salute. Le radiazioni che si sprigionano dal nostro smartphone non sono una faccenda da prendere sottogamba e gli studi scientifici condotti negli ultimi anni non fanno che avvalorare questa tesi. Fiorenzo Marinelli, ricercatore del Cnr intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha per esempio affermato che «non ci sono dubbi del profondo impatto biologico delle radiazioni di radiofrequenza» poiché «la I.A.R.C. (Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro) nel maggio 2011 ha classificato le radiofrequenze nella classe 2B cioè ‘possibili cancerogeni per l’uomo’ sulla base degli studi epidemiologici fatti dal prof. Lennart Hardell che ha riscontrato un maggior rischio di tumori cerebrali negli utilizzatori di telefono cellulare».

Un esempio alla Cassazione

Insomma, non si può nascondere ancora la pericolosità dei cellulari dietro ad una foglia di fico. Basti pensare già la Corte di Cassazione ha respinto un ricorso con il quale l’Inail voleva contestare la rendita per malattia professionale di un manager. La vittima, con un’invalidità dell’80%, aveva usato per motivi di lavoro il cellulare fino a 6 ore al giorno per 12 anni: il risultato è stato una patologia tumorale all’orecchio. Non a caso, dunque, la Cassazione ha dato ragione al manager, reso invalido proprio dall’eccessivo uso del telefonino a causa del proprio lavoro. Confermata dunque l’esistenza concreta di danni causati dal cellulare, cosa si può fare? Certamente si possono seguire i nostri consigli per limitare l’esposizione alle radiazioni. Ma si può anche scegliere un cellulare con una pericolosità minore, ovvero con un valore SAR più basso.

SAR: che cos’è

Con la sigla SAR si indica il Tasso di Assorbimento Specifico di un device elettronico. In parole più semplici, questo valore è legato alle radiazioni emesse dal nostro cellulare che vengono assorbite dal nostro organismo. Il Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica e la Commissione Federale per le Comunicazioni hanno infatti stabilito quale sia il tetto massimo di radiazioni entro il quale un cellulare può essere messo in commercio: il limite statunitense SAR è di 1,6 W/Kg, quello europeo di 2 W/Kg. Al momento dell’acquisto del nostro prossimo smartphone, dunque, oltre a soffermarci sull’estetica, sulla moda e sulle prestazioni, dovremmo spendere qualche minuto in più per informarci sulla ‘tossicità’ del nostro cellulare preferito. Ma quali sono i valori SAR dei modelli di smartphone che vanno per la maggiore? Per fare un esempio, l’iPhone 6 ha un valore SAR che si attesta su 1,18, il Nexus 6 si attesta su uno 0,53, il Nokia Lumia 950 su uno 0.60, e un Samsung Galaxy S6 su uno 0,49. In linea di massima, tra le grandi marche, gli smartphone meno dannosi sono quelli prodotti da Samsung e LG, mentre in media i modelli della Apple si attestano nelle posizioni più basse della classifica. Su questo sito potete trovare una tabella molto esauriente.