La superficie inquinata di una baia (foto: america.aljazeera.com)
Inquinamento

Stop alla plastica negli oceani: si parte dal Giappone

COME BONIFICARE GLI OCEANI. Partirà dal Giappone il progetto The Ocean Cleanup Array, nato da un’idea del giovane olandese Boyan Slat con l’obiettivo di pulire gli oceani dalla plastica. Il primo prototipo sarà collocato al largo dell’isola di Tsushima, tra Giappone e Corea del Sud. Lì infatti passano, trascinati dalla corrente, grandi quantitativi di rifiuti. Grazie a un sistema di bracci galleggianti, disposti ad angolo lungo il percorso delle correnti e ancorati al fondale, la plastica viene convogliata verso i punti di raccolta. Al loro interno si trovano speciali frantumatori a energia solare, che la compattano e la preparano per il riciclo senza disturbare le rotte di pesci o la vita di altri organismi. «Abbiamo scelto quella posizione» ha spiegato Slat «perché c’è tanta plastica e la corrente e le condizioni d’onda sono favorevoli per i test. Sulle spiagge dell’isola arrivano ben 30mila metri cubi di rifiuti ogni anno».

UN’IMPRESA AMBIZIOSA. L’obiettivo finale del progetto è quello di ripulire la Great Pacific Garbage Patch, la più grande isola di plastica oceanica che ha ormai raggiunto le dimensioni dell’Europa, e che si trova tra le Hawaii e la California. L’Università del Connecticut ha stimato che negli oceani galleggino 269 mila tonnellate di plastica, la maggior parte in forma di microplastiche. Il progetto di Slat prevede di collocare entro 5 anni barriere per circa 100 km. Queste dovrebbero essere in grado di catturare quasi la metà della spazzatura dell’isola di plastica. In questo modo la completa bonifica potrà essere realizzata in circa 10 anni.

Ecco il video che illustra il progetto: