dieta sostenibile
Agricoltura

Una dieta sostenibile, per non mangiarci il pianeta

La dieta sostenibile è quella che non guarda solamente alla salute di chi la fa: guarda infatti anche alla salute e al benessere delle generazioni future. Per essere tale, infatti, una dieta deve essere studiata appositamente per proteggere gli ecosistemi e le biodiversità: non è un caso se ultimamente si parla anche di “planetary health diet”, ovvero di “una dieta per la salute del pianeta”. La mitigazione degli effetti dell’inquinamento deve infatti essere fatta in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, anche a tavola. Sapendo che, peraltro, una dieta sostenibile è in generale anche una dieta salubre. Ecco che allora diventare dei consumatori consapevoli anche quando siamo tra gli scaffali del supermercato diventa doppiamente importante.

Med Index, per un’alimentazione più sostenibile

C’è chi dalle parole vuole passare ai fatti, in modo sistematico. Parliamo dei ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale e dell’Università di Bari, i quali nei giorni scorsi hanno presentato il proprio metodo sulla rivista internazionale Journal of Functional Foods. Si parla nel concreto di un nuovo sistema di etichettatura dei prodotti alimentari che riunisce in un unico spazio preziose informazioni relative alla salute, alla nutrizione e all’ambiente. In questo modo, mettendo in chiaro i dati che stanno dietro alla produzione di ogni singolo elemento, diventa possibile promuovere una dieta sostenibile, che per i ricercatori si avvicina molto alla Dieta Mediterranea classica. Da una parte, quindi, si riuscirebbe a rendere i consumatori più attenti; dall’altra, si incoraggerebbero i produttori a portare sul mercato alimenti più salutari e sostenibili. L’etichetta in questione si chiama “Med Index”, e comprende l’analisi di 27 criteri: è la loro assenza o presenza sull’etichetta a determinare il livello di nutrimento, di salubrità e di sostenibilità del prodotto.

Come ha spiegato il presidente di Sima Alessandro Miani «assieme al gruppo di ricerca del Centro “Cibo in Salute” dell’Università di Bari abbiamo voluto studiare un sistema che oltre a fornire nuove e più complete informazioni ai consumatori, promuova una alimentazione sana come la Dieta Mediterranea che rappresenta un fattore determinante di prevenzione, contrastando il rischio di insorgenza di importanti patologie croniche». Questo metodo, ha aggiunto la professoressa Maria Lisa Clodoveo, «incrementa la consapevolezza all’acquisto di cibi sani e sostenibili poiché rompe l’asimmetria informativa che caratterizza spesso il mercato dei prodotti alimentari».

I rischi di decisioni irrazionali

Un sistema di questo tipo potrebbe aiutare a mettere fine, per esempio, alle deforestazioni per delle monocolture dannose, come è successo negli ultimi decenni per le piantagioni di olio di palma. Anche perché non è affatto detto che disastri di questo tipo vengano ripetuti: basti pensare che, per via della crisi alimentare provocata dall’invasione dell’Ucraina, in Unione Europea c’è chi ha avanzato la proposta di rendere coltivabili anche il 4% delle aree destinate alla conservazione della natura. Cosa che, come sottolineato dal World Food Programme, permetterebbe di incrementare la produzione alimentare UE solamente dell’1%.

Una dieta sostenibile: cosa e come può cambiare

Secondo il WWF, con la scelta di modelli alimentari più sostenibili sarebbe possibile ridurre fino al 70% sia il consumo del suolo che le emissioni di gas serra, dimezzando parallelamente il consumo di acqua. Seguendo la strada della dieta sostenibile, entro la metà del secolo diventerebbe possibile ridare alla natura milioni di chilometri quadrati di suolo, riducendo le emissioni di CO2 annue di 8 miliardi di tonnellate.