rimuovere anidride carbonica dagli oceani
Inquinamento

Dalla California un impianto per rimuovere l’anidride carbonica dall’oceano

Quando si parla dei polmoni del pianeta il riferimento immediato è quello delle grandi foreste, a partire dalla foresta Amazzonica. Di certo però le grande distese di alberi non sono le uniche che permettono al nostro pianeta di “respirare”: va infatti sottolineato che anche mari e oceani presentano una funzione simile. Con le loro acque e con le loro piante marine, questi enormi specchi d’acqua assorbono infatti grandissime quantità di anidride carbonica. A partire dalla rivoluzione industriale, e quindi dal momento in cui l’uomo ha iniziato a produrre una mole gigantesca di emissioni di diossido di carbonio, gli oceani hanno permesso di mitigare le conseguenze dei correlati cambiamenti climatici: si stima infatti che abbiano assorbito il 30% delle emissioni di gas a effetto serra, catturando parallelamente buona parte del calore generato. Di fatto questi sconfinati serbatoi di anidride carbonica hanno arginato gli effetti peggiori dell’inquinamento. A partire da questo presupposto, dei ricercatori dell‘Università della California – Los Angeles (UCLA) stanno mettendo a punto un impianto per rimuovere l’anidride carbonica dall’oceano, per fare in modo che questa funzione benefica continui a “far respirare il pianeta”.

Perché rimuovere l’anidride carbonica dall’oceano

Di certo l’inquinamento sempre più forte ha già avuto conseguenze molto gravi per mari e oceani. La quantità via via sempre più grande di gas serra ha portato all’acidificazione delle acque, alla distruzione delle barriere coralline, e a minacciare le più diverse specie marine. Ma è forse possibile ripulire le acque degli oceani, prevenendo ulteriori danni, e allo stesso tempo tempo riattivare la loro capacità di rimuovere grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, così da aiutare nella lotta ai cambiamenti climatici e quindi al surriscaldamento globale? Una risposta concreta sta arrivando per l’appunto da un team di ricercatori dell‘Institute of Carbon Management della UCLA. Il laboratorio assemblato dagli scienziati è attualmente posizionato su una chiatta ormeggiata nel porto di Los Angeles: si è arrivati così alla messa a punto di una tecnologia chiamata SeaChange, che permette per l’appunto di rimuovere l’anidride carbonica dall’oceano.

Come funziona SeaChange

Vediamo ora come è possibile rimuovere l’anidride carbonica dell’oceano. Si parte con il risucchiare l’acqua marina all’interno dei serbatoi del dispositivo SeaChange, per poi inviare una carica elettrica che innesca una serie di reazioni chimiche. In questo modo il gas serra viene intrappolato, attraverso la formazione di un minerale solido che include anche del carbonato di calcio. A questo punto l’acqua marina viene restituita all’oceano, che potrà così estrarre quantità maggiori di diossido di carbonio dall’aria.

Le ipotesi per il futuro

Il team della UCLA è attualmente al lavoro per avviare un secondo sito dimostrativo, a Singapore: a partire dai dati raccolti nei due laboratori si potranno gettare le basi per la realizzazione di impianti più grandi per rimuovere l’anidride carbonica dall’oceano. L’obiettivo è quello di rendere operativi questi dispositivi entro il 2050, così da rimuovere migliaia di tonnellate di CO2 dall’oceano. Ma quanto una tecnologia simile potrà effettivamente fare la differenza? Si stima che a partire dal 2050, per potere effettivamente bloccare i cambiamenti climatici, sarà necessario mettere in campo delle tecnologie capaci di rimuovere dall’aria 10 miliardi di metri cubi di anidride carbonica all’anno. Si capisce quindi che i dispositivi SeaChange potranno essere preziosi per il futuro, ma che di certo non potranno essere gli unici: la sfida è quindi quella di sviluppare delle tecnologie per la rimozione del diossido carbonio dall’aria nel modo più veloce possibile, puntando da una parte alla loro efficacia nel ripulire l’aria, e dall’altra a non causare dannosi effetti collaterali.